Attività politico-amministrativa

Durante il secondo conflitto mondiale prende parte alla Resistenza nelle file del Partito d’Azione. Diviene allievo di Giovanni Conti, condividendone la fedeltà agli ideali mazziniani, e si iscrive al Partito Repubblicano Italiano alla fine della guerra.

Ha scritto Giovanni Spadolini al momento della tragica scomparsa: “Adriano Petrocchi era il simbolo del partito tradizionale del Lazio, legato a valori popolari e a radici profonde ed antiche”. Un descrizione che trova pieno riscontro nella sua azione politico-amministrativa: intesa unicamente come servizio per la collettività, difesa e tutela delle classi più disagiate.

Eletto sindaco di Palombara Sabina nelle prime elezioni libere della repubblica, in una Giunta tripartito Pci – Pri – Psi, Petrocchi affronta la grave crisi attraversata dall’intera provincia nel periodo del dopoguerra, contribuendo in modo decisivo alla crescita economica e sociale della sua città.

Nel settembre del ‘47 è a capo dei contadini soci di cooperative agricole del comprensorio sabino, nell’invasione simbolica della tenuta degli eredi del principe Torlonia, per rivendicare l’applicazione della Legge Segni e l’assegnazione dei dovuti lotti di terreni.

A partire dal 1948 e nel corso del suo mandato, dà luogo ad un articolato piano di opere pubbliche, che prevede la costruzione di case popolari ed edifici scolastici, l’ampliamento del civico ospedale, il rifacimento di strade e reti fognanti, la costruzione di un nuovo serbatoio idrico pochissime, all’epoca, erano le famiglie che disponevano di acqua potabile – e di un dispensario antitubercolare.

Petrocchi affronta lo spettro della disoccupazione facendo suo l’appello di molti lavoratori per un adeguamento dei salari al costo della vita. Una condizione di disagio vissuta soprattutto negli strati più deboli della classe sociale dove si stentava letteralmente a vivere. In quel periodo la ricchezza dei beni agricoli, da sempre risorsa di benessere e autonomia economica per gli abitanti della Sabina Romana, è solo un ricordo: molti frantoi sono costretti a chiudere i battenti e la crisi nel settore agricolo è drammatica. Per fronteggiare la grave situazione, Petrocchi chiede ed ottiene dal Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale un sussidio di disoccupazione, con l’inclusione della spesa complessiva necessaria per il rilancio economico del comune di Palombara.

L’azione amministrativa e l’impegno politico non sono mai disgiunti nell’esperienza di Adriano Petrocchi che continuerà a sedere negli scranni del Consiglio comunale di Palombara, anche dopo l’elezione nel 1962 alla carica di Segretario provinciale del suo partito, non facendo mancare, neppure negli anni a venire, la propria presenza e fattività. Un “apostolato laico” che lo porta a organizzare il Pri – in grado d’interpretare, secondo le sue parole, le speranze del popolo, in virtù delle sue radici storiche e il suo patrimonio etico – nella provincia di Roma, connotando il suo impegno dall’adesione alla linea politica di Ugo La Malfa. “C’è nel vitale fermento del partito nella provincia e nel Lazio” – scrive in suo articolo sulla “Voce Repubblicana” – “la stessa fede ed entusiasmo che portò alla vittoriosa battaglia per la repubblica. La consapevolezza, in tutti, di operare al meglio in stretta collaborazione con gli amici che si battono, ovunque, in sede locale, per l’affermazione degli ideali repubblicani”.

L’esperienza maturata in seno alla direzione provinciale, l’esecutivo laziale e la direzione regionale del Pri, portano Petrocchi, su sollecitazione della base e gli organi direttivi, a candidarsi nel 1970 al Consiglio regionale del Lazio. E benché accetti senza la sfrenata ambizione, propria di molti politici, egli ottiene un considerevole successo personale che lo porta a mancare l’elezione per poche centinaia di voti. Elezione che giunge l’anno successivo al Consiglio provinciale di Roma, con una percentuale che sfiora il 19%. Eletto capogruppo del suo partito – che fa parte di una Giunta di centrosinistra a guida Dc – Petrocchi rivela una visione della cosa pubblica improntata all’”idealismo pratico”, in coerenza con l’insegnamento di Arcangelo Ghisleri, proprio dei suoi maestri Conti e La Malfa; un contributo di pensiero ed azione dove l’interesse generale prevale sempre su quello personale.

La sua attività dà un forte impulso all’azione del Governo provinciale, sui temi della viabilità, la crisi edilizia – con forti ripercussioni sull’occupazione – l’assistenza alle famiglie di disagiati psichici e diversamente abili, la risposta alle istanze giovanili. Problematica, quest’ultima, per la risoluzione della quale Petrocchi mostra una particolare attenzione, anche in concomitanza con la sua nomina, nel ‘72, a Componente del Consiglio d’Amministrazione dell’Università di Roma “La Sapienza”, quale rappresentante della Provincia.

Nel ‘76, in occasione della scelta politica di vertici del suo partito di non entrare a far parte della Giunta di sinistra, sostenendola dall’esterno, egli conferisce all’azione del Pri – giudicato, da media ed opinione pubblica, ago della bilancia del panorama istituzionale della Provincia, del Comune di Roma e della Regione Lazio – un rilevante peso politico, grazie al quale il partito riesce a non tradire la sua identità e ad accrescere il consenso elettorale.

Persuaso che la democrazia si fondi soprattutto dal basso, attraverso l’impegno quotidiano sulle piccole/grandi problematiche della collettività, Petrocchi favorisce con forza la creazione di cooperative – anche in virtù della propria esperienza di membro della Giunta esecutiva dell’associazione Generale Italiana Cooperative Agricole – la fondazione di circoli E.N.D.A.S., organizzazioni sindacali, per l’affermazione del progresso sociale, economico e culturale.

Eletto nel ’79 presidente della Consulta venatoria, e chiamato ad affrontare la ricostituzione di un equilibrio faunistico-ambientale nel territorio provinciale, predispone un programma di salvaguardia di specie protette, di costruzione di oasi di rifugio e impianti per la riproduzione stanziale.

Nel 1979 è candidato nel Lazio alla Camera dei Deputati, risultando tra i più votati, con quasi seimila preferenze.

Nello stesso anno rappresenta il Comune di Roma, presso il Consiglio d’Amministrazione dell’Ateneo romano.

Nel 1980 è nominato presidente della Commissione consultiva della Pesca di Roma. Compito, attraverso il quale estende il piano di ricostituzione e difesa ambientale al settore ittico. Egli chiede al Consiglio nazionale delle Ricerche di dare luogo ad un’approfondita indagine chimico-biologica di corsi d’acqua, fiumi ed i relativi affluenti, in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Nel 1981, designato – con il sostegno dei partiti di centrosinistra ed il consenso di tutte le forze politiche – a presiedere la Giunta provinciale, Petrocchi vi rinuncia al fine di non determinare la crisi del Governo Spadolini di pentapartito – il primo a guida laica – dimostrando una disciplina d’altri tempi, assieme ad uno spirito di servizio verso le istituzioni.

Nominato nel 1982, Assessore al Patrimonio, Demanio e Provveditorato – a cui fa seguito l’incarico di Vice Presidente dell’Unione Regionale Province del Lazio – avvia uno studio conoscitivo, senza precedenti, riguardante le proprietà della Provincia, che rappresenta una preziosa mappa per gli interventi su ognuno dei beni patrimoniali. Rilevanti, nel settore dell’edilizia scolastica, sono poi quelli predisposti da Petrocchi per la ristrutturazione degli edifici fatiscenti e l’applicazione di più severe norme per la prevenzione e la sicurezza, che pongono l’accento sull’esigenza di una politica amministrativa rigorosa, sull’uso coretto del denaro di tutti e sulla necessità di regole per la trasparenza degli appalti.

Un probante esempio di onestà e passione civile, che acuisce il rimpianto in tutti coloro che ebbero modo di conoscere Adriano Petrocchi e ne apprezzarono le doti di politico e pubblico amministratore integerrimo, unite ad una grande umanità.

Documenti

Una raccolta che è il racconto di una biografia e, al contempo, lo specchio, di una scelta di vita all’insegna della politica intesa come servizio.